Con la coreografia dei lavori dei bambini del
catechismo di San Lorenzo sul tema del Crocifisso e le struggenti note della
violinista PETRA SIMONE del Liceo Vittorino da Feltre, si è svolto ieri sera in Arcivescovado il
Convegno di Studi organizzato dal CQV nel 1700° dell’Editto di Milano e nel
trentennale de ‘a crone de spine.
Un convegno introdotto dal prof. RICARDO ROSSANO della Lumsa che ha tratteggiato
il significato del Convegno incentrato su quel IN HOC SIGNO VINCES , simbolico
messaggio divino che portò Costantino prima a vincere su Massenzio
e poi a impegnarsi per incardinare la religione cristiana nell’impero.
MINO IANNE, docente a Scienze della Formazione, si è soffermato soprattutto sui Concili di Arles e di Nicea organizzati dall’imperatore Costantino, il primo a causa dello scisma
donatista, il secondo per contrastare il propagarsi dell’arianesimo.
STEFANIA GHIONNA, esperta di storia antica
, ha presentato lo spaccato storico del
cristianesimo con riferimento alle fonti rivenienti dagli scritti di Tertulliano e di Celso. Un riferimento significativo
ha rivolto alle persecuzioni dei
cristiani attuate dagli imperatori romani da Nerone a Diocleziano.
Ha concluso soffermandosi sull’Editto di Milano
del 313 e sulla sincerità della
conversione di Costantino al cristianesimo che per lei e per alcuni storici
non fu completamente sentita tant’è che solo prima di morire Costantino fu battezzato ma da un vescovo ariano ; ciò è
dimostrato - ha detto GHIONNA - che
nell’ultima fase della sua vita l’imperatore si avvicinò all’arianesimo
che tanto aveva osteggiato con il concilio di Nicea.
Fabio Mancini della Lumsa si è soffermato sul
significato della Croce, partendo dal
punto di vista semantico ed etimologico del termine signo
tratto dal famoso messaggio in hoc signo vinces .
Se non ci fosse stata la Croce di Cristo saremmo
tutti finiti ha affermato nel suo atteso intervento l’arcivescovo FILIPPO SANTORO
. Le nostre croci sarebbero state la nostra sepoltura e non l’occasione per
aprire il cuore alla speranza. La
Croce è il segno del potere di Dio, di Cristo che ha amato
fino alla fine, abbandonandosi all’amore del Padre per salvare il mondo.
Taranto, la Croce, la speranza. Proprio per la realtà che sta
attraversando la nostra città - - ha detto Mons
Santoro - la croce assume per Taranto un
grande segno di rinascita per la città vecchia e, particolarmente per quanti
soffrono gli attacchi alla salute, la precarietà del lavoro, l’incertezza del
futuro.
Poi Mons.
Santoro si è soffermato sul Conclave definendo Papa Francesco segno di
semplicità, familiarità e amore.
Concludendo, Mons. Filippo Santoro
nell’incoraggiare e apprezzare il lavoro del Comitato per la qualità della Vita
ha affermato che la Croce
è vissuta con amore in obbedienza al Mistero e fonte di Resurrezione.
Carmine Carlucci nell’esprimere commozione per
la presenza sia dell’Arcivescovo sia del Vicario ha fatto dono al Pastore di
Taranto di una riproduzione di un’opera
di Antonio Carriero del 94, opera che accompagna da
trent’anni ‘a crone de spine.
Antonio Fornaro dopo aver letto un acrostico su
IN HOC SIGNOI VINCES ha accennato alla toponomastica tarantina espressa da
piazza San Costantino e dalle chiese dedicate alla SS Croce.
Una serata straordinaria – si legge in una nota
stampa del CQV – che fa guardare con sempre maggior impegno al futuro nel solco
delle nostre radici e tradizioni.
Taranto 14 marzo ’13